Dare centralità al ruolo del terzo settore nel nuovo Piano socio sanitario di Regione Lombardia che andrà a sostituire il vecchio piano ormai datato e rifinanziare il sistema a partire dalle nuove esigenze del territorio: su questi aspetti si è concentrata Stefania Pozzati, coordinatrice della Commissione Anziani di Uneba Lombardia, direttore del Sociale per Fondazione Sacra Famiglia e membro del Cda di Fondazione Sant’Erasmo, in occasione del convegno organizzato da Uneba la scorsa settimana all’Abbazia di Mirasole e intitolato “Indirizzi di programmazione sociosanitaria”.
La relazione di Pozzati era inserita in un programma che prevedeva anche gli interventi di Virginio Marchesi sull’impatto sulla Regione Lombardia sulla legge 33 (legge delega riforma non autosufficienza), e di Virginio Brivio sul Pnrr e il finanziamento dei servizi. Nella stessa giornata, anche un aggiornamento in materia giuridica da parte del presidente della Fondazione Sant’Erasmo, Alberto Fedeli.
Pozzati ha preso le mosse nel suo intervento dalle richieste del settore per il prossimo piano socio sanitario regionale e cioè l’individuazione di un percorso di medio lungo termine che poggi su una ridistribuzione delle risorse per ottimizzarne l’utilizzo e ridurre gli sprechi: “Durante il laboratorio sanità che si è svolto a Bergamo il 14 e 15 giugno, l’Assessore Bertolaso ha dichiarato che la prima cosa che regione Lombardia chiederà al ministero è un rifinanziamento del sistema – ha detto Pozzati nel suo intervento - : occorre passare dall’attuale 6.3.% del PIL ad un valore sovrapponibile alla media OCSE dell’8.8%. Questa richiesta è stata portata all’incontro dei Presidenti delle Regioni con il ministro della salute Schillaci lo scorso 21 giugno e al termine dell’incontro il ministro si è detto soddisfatto, sottolineando come accanto alla necessità di avere più fondi ci sia la necessità di usarli bene. E mentre il governo prosegue nei lavori, ci aspettiamo che il nuovo PSSR sia il punto di partenza per una concreta valorizzazione delle risorse presenti nei territori: per cambiare non occorre necessariamente stravolgere un sistema, spesso occorre solo fare meglio quello che facciamo, partendo dai dati, dalle informazioni e dalle esperienze di cui disponiamo. Dobbiamo agire per mettere in sicurezza il nostro sistema”.
L’analisi di Pozzati si è soffermata sul Programma Regionale di Sviluppo Sostenibile da poco approvato, che rappresenta la traccia per l’elaborazione del PSSR. Proprio perché il documento rappresenta la traccia del nuovo PSSR, Pozzati ha analizzato gli ambiti strategici di maggiore interesse per il settore, evidenziando le possibili criticità: per questo motivo, ad esempio là dove si identifica come obiettivo strategico “Promuovere il Terzo Settore, l’associazionismo e le esperienze di cittadinanza attiva”, Pozzati ha evidenziato nel suo intervento che “grande assente nella declinazione delle azioni per la realizzazione dell’obiettivo è la Co-progettazione: co-progettazione e co-programmazione sono il fondamento per la promozione del TS. Parlare di promozione del TS senza considerare lo strumento principale è un altro elemento di attenzione importante”.
Allo stesso modo dove l’obiettivo strategico consiste nello “Sviluppare l’offerta di infrastrutture e servizi della sanità territoriale”, Pozzati evidenzia che il terzo settore “non è citato tra gli Enti del sistema regionale coinvolti nella realizzazione delle azioni e la ricchezza di servizi declinata nell’analisi di contesto è sparita: CdCom e OdCom di comunità possono davvero bastare a riempire quell’area che si colora di grigio tra ospedale e territorio?”.
“È potenziando la rete di servizi che si colloca tra l’ospedale, ovvero la fase acuta, e il domicilio o la lunga degenza che riduciamo la spesa sanitaria impropria – ha detto Pozzati nel suo intervento - e ancora una volta il sociosanitario può e deve essere un alleato importante. Il problema degli anziani in ospedale, come evidenziato dall’articolo, è sempre più spesso un problema assistenziale e sociale prima e più che sanitario. Valutiamo il bisogno che genera inappropriatezza e definiamo i possibili modelli di presa in carico che ne conseguono. Abbiamo 1214 posti letto di Cure Intermedie parcheggiati nel limbo delle riforme promesse… 1214 posti che per loro natura si connotano come una rete d’offerta nata per garantire la presa in carico di anziani, e non solo, proprio nella fase intermedia tra ospedale e domicilio. Un malato ricoverato in un reparto di Medicina Interna di un ospedale costa circa 800/1000 euro mentre la degenza in CI ne costa poco più di 156 euro: che margini di recupero di inappropriatezza e risorse su FSR possiamo intravedere?”.